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Nonostante il suo lento inizio, le nuove estensioni di dominio del campo giuridico sono piene di opportunità


Le nuove estensioni di dominio del campo giuridico sono arrivate qualche mese fa, piene di aspettative e di opportunità per i professionisti del diritto. Estensioni di dominio come .law, .legal, .lawyer o .attorney sono state create al fine di fornire TLD pertinenti, credibili e mirati per studi legali, avvocati e per tutte le entità e le istituzioni associate al settore legale. Tuttavia, queste sembrano essere state relegate a un inizio lento, almeno secondo il parere di World Trademark Review.

Secondo una recente ricerca svolta da questo giornale online, gli studi legali stanno adottando un approccio “sperimentale” al loro nuovo spazio digitale. Per la sua analisi, worldtrademarkreview.com si è concentrato sui “54 studi legali che sono agenti del marchio Clearinghouse, partendo dal presupposto che essi sono profondamente consapevoli degli sviluppi relativi ai domini “. Volevano conoscere la percentuale di coloro che avevano registrato il loro dominio, o uno simile che contenesse il loro marchio, con una delle nuove estensioni .LEGAL (che opera come un LDT aperto) e .LAW. (solo avvocati con licenza possono registrarsi).

Perché questo è  sorprendente?

Prima di tutto a causa del basso numero di registrazione. ‘.Legal ‘, che è proprietà di Donuts, è andato in disponibilità generale in marzo 2015 e finora ha 6.500 registrazioni. Dall’ altra parte, .Law, che è proprietà di Minds + Machines, è andato in disponibilità generale il 12 ottobre e ha, fino a questo momento, 3.000 registrazioni. Gli altri due grandi gTLD legali, .’lawyer ‘e .’attorney’, ammontano insieme a un totale di 24.500 domini registrati. Anche se questi dati possono sembrare confortanti se consideriamo che i domini sono andati in vendita poco tempo fa, dobbiamo avere in mente che ci sono più di 1,2 milioni di avvocati nei soli Stati Uniti.

Dall’altra parte, è sorprendente che .LEGAL non abbia più domini registrati. .’Legal’ è un LDT aperto e si potrebbe pensare che gli studi legali abbiano scelto  di salvaguardare il loro nome, evitando così la sua acquisizione da parte di terzi. Se disponete di uno studio legale con un marchio consolidato, o se siete un bavvocato con un nome consolidato, è necessario proteggere le vostre risorse. Registrare il nome della vostra azienda con una di queste estensioni è un ottimo investimento che dovrebe essere effettuato al fine di proteggere il vostro nome.

Tuttavia, noi continuiamo a pensare che le registrazioni .Law, anche se sono un po ‘più costose di quelle .Legal, sono abbastanza economiche. Come abbiamo già visto, .Law (e pure .lawyer e .attorney) richiedono una convalida delle credenziali legali. Questo non solo creerà un senso di fiducia nei visitatori on-line ma, un altro obiettivio dietro tutto questo, è dare ai motori di ricerca un fattore di fiducia in più (anche se è ancora molto presto per cercare testimonianze di questo).

In conclusione, che cosa dovrebbe prefiggersi uno studio legale o un avvocato nel momento in cui registra il suo dominio con uno di questi nuovi gTLD? Prima di tutto sicurezza, per proteggere le sue risorse digitali contro i cybersquatters, ma anche costruire un senso di fiducia nei potenziali clienti. La maggior parte di questi nuovi suffissi sono un ottimo modo di segnalare ai clienti e colleghi la presenza di un serio professionista legale dietro il sito web.

Il gTLD .WINE ha avuto il via libera dall’ICANN dopo diversi mesi di dibattito. Sebbene si sia ancora in attesa della comunicazione dal registro ufficiale, la novità è stata accolta con opinioni contrastanti dalla comunità della rete.
Da un lato, produttori di vino, rivenditori, mondo degli affari e degli intenditori sono entusiasti dei nuovi sviluppi: un’estensione di dominio dedicata al vino, .WINE appunto, permetterà agli estimatori del vino di ritagliarsi uno spazio definito in rete per costruire e far crescere le comunità online e follower con interessi e passioni simili. L’estensione .wine e .vin aiuteranno a promuovere prodotti, servizi e comunità on line nel panorama digitale e saranno di aiuto sia per i brand di grandi aziende sia per le PMI.
Molti brand dedicati al vino hanno approvato la nascita di questo gTLD spiegando che avrebbe ulteriormente aumentato la fiducia in rete tra i consumatori e i distributori e avrebbe inoltre fatto crescere in modo positivo la competizione on line tra le aziende . Per consumatori ed estimatori, il nuovo TLD permetterà di avere accesso veloce a tutti i temi collegati al vino, ai blogger e ai distributori di fiducia.
D’altro canto però, la decisione di rilasciare il nuovo gTLD non è arrivata senza proteste. I rappresentanti ministeriali dei governi Francese, Australiano e Statunitense si erano dichiarati apertamente contrari al rilascio della nuova estensione di dominio. Avevano infatti il timore che questo particolare dominio di primo livello, una volta aperto alle registrazioni da parte del pubblico, potesse mettere a rischio gli accordi commerciali sulla vendita di prodotti provenienti da una regione specifica. Il prodotto con Identificazione Geografica (IGP o IGT) indica appunto un prodotto proveniente da determinate aree nel mondo . Ad esempio, lo “champagne” si fa ufficialmente solo nella regione di Champagne, in Francia. Molti brand di successo con lo status ufficiale di identificazione geografica temevano che il nuovo gTLD potesse creare confusione nei consumatori. Questo – hanno spiegato – avrebbe avuto effetti anche sulle vendite in rete, sui rapporti con i clienti e in generale con tutta la linea di produzione..
Al di là delle preoccupazione espresse da Australia, Francia e USA, l’ICANN ha dato il via libera al rilascio delle estensioni .WINE e .VIN. Solo il tempo ci dirà se è stata una buona mossa oppure no.
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Per ulteriori informazioni si può scrivere a: brandprotection-italy@dotnice.com

L’ICANN, l’associazione internazionale che regola il sistema dei nomi a dominio (DNS), ha emesso recentemente un avviso per il pubblico in cui si avvertivano gli utenti che i sistemi informatici dell’ICANN erano stati probabilmente violati da un criminale informatico.
Dopo aver emesso un comunicato in cui affermava che username e password erano stati violati da una persona non autorizzata, l’ICANN ha sollecitato la comunità della rete a prestare attenzione e a cambiare immediatamente ogni password come contromisura preventiva.
Il seguente comunicato è stato emesso il 5 agosto scorso. “L’ICANN ha motivo di credere che la scorsa settimana username, indirizzi email e password criptate dei profili creati sul sito ICANN.org siano stati violati da una persona non autorizzata. Mentre continuano le indagini, si raccomanda fortemente a tutti gli iscritti al sito di ICANN di resettare la propria password.”
Nel comunicato si ribadisce che usare lo stesso userid e password per gli altri account in rete aumenta i rischi. In sintesi si raccomanda di evitare di usare stessi user e password per i vari account in rete. Questo tipo di approccio si applica sia agli account professionali che a quelli privati. dotNice ribadisce l’importanza di usare username e password unici e criptati per tutti gli account aziendali, in quanto parte della strategia di protezione digitale di un marchio di una qualsiasi organizzazione.
Più un’impresa, grande o piccola che sia, diviene consapevole dei rischi e delle potenziali minacce alla sicurezza informatica, più le misure di sicurezza, a partire da quelle di base, dovrebbero essere rafforzate.
La breccia nel sistema di sicurezza arriva in un momento cruciale per l’ICANN poiché il Governo Statunitense sta valutando la possibilità di lasciare il controllo del sistema dei nomi a dominio (DNS) e delegare in toto la responsabilità dello stesso all’ICANN. Questo passaggio dovrebbe avvenire a marzo del prossimo anno quando Fadi Chehadé dovrebbe dimettersi da Presidente e CEO di ICANN.

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Molti brand manager o responsabili marketing hanno chiesto di recente a Google cosa accadrà alla ricerca su internet con il rilascio dei nuovi domini generici di primo livello (gTLD). Per dare una mano su questa delicata questione, dotNice ha compilato una lista di punti che consentono di rispondere a tutte le domande.

1. Che impatto avranno i nuovi gTLD sulle ricerche degli utenti?
Sostanzialmente, i nuovi gTLD saranno sottoposti alle stesse condizioni delle estensioni.COM , .NET o .ORG. In termini di SEO, le parole chiave contenute in un TLD non avranno alcun beneficio in relazione alle ricerche su google

2. Che impatto avranno i domini di primo livello nazionali per coloro che fanno ricerche da un luogo in particolare?
Ovvero, le estensioni di dominio come .PARIS o .SYDNEY avranno priorità sulle ricerche su google per gli utenti che si trovano in quei luoghi? Google usa un meccanismo specifico di identificazione geografica per ottimizzare i risultati delle ricerche. Perciò le ricerche produrranno risultati considerati più pertinenti ai termini di ricerca iniziali nei confronti di un paese specifico. In questo modo, i domini di primo livello nazionali avranno effetto sulle modalità di ricerca (con alcune eccezioni)

3. Investire in una estensione specifica come ad esempio il nome del proprio marchio può dare priorità rispetto ad un nome a dominio con estensione .COM?
No. Perchè con i nuovi gTLD, un’estensione legata al proprio brand sarà soggetta alle stesse condizioni di tutti i gTLD come avveniva in passato. Google è impegnata ad assicurare che il motore di ricerca lavori sulla rilevanza perciò i nuovi gTLD non avranno una grande influenza sui risultati delle ricerche. Sebbene i nuovi gTLD non avranno comunque un impatto effettivo sulle ricerche in internet, ai titolari di marchi, ai responsabili marketing e ai responsabili legali si consiglia di rivedere e ottimizzare il proprio portfolio nomi a dominio. I nomi a dominio sono infatti un patrimonio nel mondo digitalizzato di oggi. Poiché costituiscono gli asset digitali, i nomi a dominio devono essere protetti come parte integrante della strategia di protezione di un marchio. Rendere più forte l’impatto (impronta) di un marchio a livello digitale, rafforzerà la presenza digitale del marchio stesso

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Da qualche giorno in Europa i consumatori che voglio acquistare farmaci su internet hanno uno strumento di tutela in più.
La Commissione Europea ha adottato infatti il regolamento di attuazione di una direttiva che stabilisce che ci sia un logo comune per le farmacie on line, logo che dovrà essere presente sul sito e che rimanderà all’autorità nazionale di competenza, dove saranno elencate tutte le farmacie autorizzate alla vendita on line di medicinali.
La decisione della Commissione arriva qualche mese dopo un’analoga iniziativa promossa dall’Associazione Nazionale dei Farmacisti degli USA. L’associazione statunitense ha chiesto infatti di proporre un nuovo dominio generico di primo livello (gTLD) che permetta di identificare gli store on line autorizzati alla vendita di farmaci. Il dominio proposto è appunto .pharmacy.
L’associazione ha analizzato i siti di vendita di farmaci fin dal 2008 e ha scoperto che oltre il 96% degli 11.000 siti valutati opera al di fuori del rispetto delle leggi degli Stati Uniti per la vendita di farmaci. Al momento attuale il 62% di questi siti non riporta nemmeno un indirizzo postale. Inoltre il 91% dei siti non legali sembra essere legato alle reti non autorizzate di vendita di farmaci in rete.
Questo tipo di siti mettono chiaramente a rischio la salute dei consumatori e per questo è necessario avere un modo univoco per identificare i siti autorizzati alla vendita.
In attesa che arrivi il nuovo gTLD che permetta di identificare con chiarezza i siti autorizzati alla vendita di farmaci, la scelta della Commissione Europea è un passo in più per la tutela dei consumatori.
Ma lo è anche in termini di brand protection, perché ad essere danneggiati dalla vendita irregolare on line sono, assieme ai consumatori, i produttori. Ogni situazione illegale o anche semplicemente confusa, crea un danno alla tutela del marchio, ne mette in pericolo l’integrità, il rapporto con il mercato e il business. Per questo è necessario per le imprese cogliere le opportunità di nuovi scenari come quello della direttiva Europea, ma per farlo servono professionalità e know-how specifici, serve il contributo di chi, ogni giorno, dedica ai temi sempre più complessi della brand protection tutte le proprie conoscenze e capacità specialistiche. Come dotNice. Perché proteggere il marchio on line significa anche saper cogliere le opportunità offerte da una evoluzione costante delle regole. Come quelle sulla vendita on line dei farmaci.

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Nelle scorse settimane l’ICANN ha sollevato un vespaio tra gli imprenditori e i titolari di marchi a causa di una proposta che obbligherebbe coloro che registrano siti di tipo commerciale a dichiarare la loro identità al momento della registrazione di nuovi domini.
Questa nuova proposta dovrebbe porre fine alla possibilità per chi registra domini commerciali di nascondere e proteggere la propria identità e di conseguenza rendere accessibili i dati di registrazioni sulle piattaforme WHOIS.
Il che ha creato sgomento tra i sostenitori della privacy. L’ICANN ha pubblicato un report in merito – “Initial Report on the Privacy & Proxy Services Accreditation Issues Policy Development Process” – il 5 maggio scorso per permettere di commentare pubblicamente alcuni dei punti affrontati. Una delle questioni principali sollevate nella relazione chiedeva proprio se enti – commerciali o no – dovessero essere esenti dalla privacy quando registrano domini con scopi economici o finanziari. Ulteriori domande riguardavano le regole e le politiche necessarie per rafforzare la rintracciabilità di coloro che registrano domini. Inoltre nel report si chiedeva fino a che punto i dati relativi al WHOIS dovessero essere divulgati.
Il tempo per i commenti è scaduto il 7 luglio. Al momento si sta aspettando il comunicato stampa relativo ai feedback ottenuti dal report. Comunque non sorprende il fatto che molti titolari di marchi siano rimasti turbati dalla proposta dell’ICANN. Il panorama digitale è pieno di potenziali minacce alla sicurezza delle aziende. Molte delle quali usano la politica di registrazione proxy come parte integrante della loro strategia di protezione del brand. L’iniziativa di prevenzione degli abusi in rete (The Online Abuse Prevention Initiative), un collettivo di attivisti per i diritti civili e l’anonimato di internet, ha sostenuto che la proposta di ICANN incoraggerebbe cyber-criminali, molestatori e stalker che avrebbero accesso ai dettagli personali di donne o di sostenitori delle campagne LGBT. Hanno sostenuto che la proposta di ICANN priverebbe i titolari di un dominio del loro diritto alla privacy e alla sicurezza.
Questo tipo di attività, conosciuta come doxing, consiste nel mostrare su internet i dati confidenziali degli utenti della rete. Ma non tutte le aziende risulterebbero contrarie alla proposta di ICANN. Ad esempio il settore entertainment dell’industria statunitense è un forte sostenitore della proposta di accesso ai dati di registrazione. Perché questo permetterebbe alle aziende stesse di perseguire chi viola il diritto d’autore o un marchio con grande efficacia e a bassissimo costo, permettendo di risparmiare milioni. Per il momento non ci resta che aspettare e vedere quale sarà la decisione dell’ICANN in merito. Vi terremo informati sugli aggiornamenti. Stay tuned.
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Uno dei più importanti istituti bancari, la Barclays, ha annunciato recentemente che avrebbe dismesso il dominio di primo livello .COM. per trasferire la sua presenza online sui TLD .barclays e .barclaycard. Questo spostamento è dovuto al tentativo di prevenire il “phishing” ai danni dei clienti dei servizi online. Nelle prossime settimane, il gruppo Barclays smetterà quindi di utilizzare le estensioni .COM e .CO.UK.
Il capo della sicurezza informatica di Barclays, Troels Oerting, ha spiegato che i motivi del cambiamento “in ultima istanza sono necessari per accrescere la fiducia nelle identità digitali di Barclays” e a fornire “più sicurezza per i propri clienti”.

Il termine Phishing ha invaso i titoli dei giornali nelle scorse settimane per l’uscita di un report di APWG (il gruppo internazionale Anti-Phishing). Il report spiega che le attività fraudolente di phishing nel 2014 sono cresciute con una percentuale senza precedenti e che la provenienza risulta, in larga maggioranza, dalla Cina. Il report mostra inoltre che i nomi a dominio sono sempre più usati come meccanismo per “rubare” agli utenti internet dati privati ed informazioni finanziarie. I domini di primo livello più popolari sono spesso vittime di attacchi di phishing perché i TLD di successo, e quindi più diffusi, sono quelli che attraggono il maggior numero di utenti.

Il report di APWG ha evidenziato inoltre che gli attacchi di phishing sono aumentati in modo costante e hanno coinvolto un vasto numero di aziende in diversi settori. Ulteriori approfondimenti nel report sono particolarmente scioccanti. Gli attacchi di phishing sono cresciuti da 8ore e 42minuti a 10ore e 6minuti. Cosa spiega la crescita esponenziale di questo tipo di frodi? Molti affermano che il nuovo programma TLD di ICANN possa spiegare la crescita ingente a livello globale degli attacchi di phishing.

Fate attenzione!

Con il rilascio delle nuove estensioni nei mesi passati (dal.club al .finance), i nomi a dominio possono essere acquistati a prezzi relativamente abbordabili. E’ altamente raccomandabile che i marchi che desiderino proteggere i loro asset digitali, la reputazione ed i propri clienti, investano nel monitoraggio dei marchi e di tutti i nomi a dominio associati all’azienda.

Questo tipo di monitoraggio potrebbe proteggere le aziende dai danni economici causati dai truffatori. Le istituzioni finanziare stanno diventando sempre più apprensive per la possibilità che i truffatori usino i loro asset digitali, come i nomi a dominio, per attrarre ed ingannare i loro utenti in rete.
Il gruppo Barclays sta dimostrando chiaramente di essere consapevole della necessità di proteggere i suoi asset digitali e allo stesso tempo anche i suoi clienti.

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Rendere una start-up un successo non è un compito facile. Di recente Forbes ha rivelato una triste verità, ossia che 9 start-up su 10 purtroppo falliscono. Va da sé che gli imprenditori affrontano molte sfide quando sviluppano un’idea di business tentando di trasformarla in un’ impresa di successo. Uno dei fattori chiave che emerge ogni volta che si parla di fallimento di start-up è l’insufficiente capacità di guadagnarsi la fiducia di nuovi clienti. Senza fidelizzazione di clienti, non c’è business. Infatti, una delle sfide maggiori che oggi i brand devono affrontare è proprio quello della creazione di un nome che venga facilmente associato al concetto di affidabilità. Determinare questa fiducia nei potenziali clienti è la vera chiave per il successo. Per questo è sempre più necessario, anche per le start-up , proteggere l’identità del loro marchio in rete. Ma, come può una start-up con budget e risorse limitate proteggere totalmente l’identità e l’integrità del suo brand on line?

Ecco di seguito alcune misure precauzionali su come tutelare il proprio brand in rete senza spendere una fortuna.

1. Piccolo investimento, grande risparmio
Investire tempo e denaro per sviluppare un portfolio nomi a dominio. Se il giro di affari si estende in nuovi mercati, è necessario assicurarsi di aver registrato marchi in tutti i paesi in cui si opera. In-vestire denaro nel monitoraggio del marchio è certamente di aiuto per tutelare la proprietà intel-lettuale, in quanto permetterà di venire immediatamente a conoscenza di casi in cui terze parti tentino di danneggiare la brand equity. E permetterà di identificare qualsiasi caso di violazione.

2. Cogliere le nuove opportunità
Ottimizzare il portfolio nomi a dominio anche attraverso la registrazione di nuovi gTLD. Se usati in modo corretto, i nomi a dominio possono essere utilizzati come parte integrante di una efficace campagna di digital marketing per start-up con fondi e risorse limitate. In questo modo, si potrà sviluppare il portfolio degli asset digitali e allo stesso tempo generare traffico sul sito, in sostanza è un po’ come prendere due piccioni con una fava.

3. Essere sempre un passo avanti: registrazioni cautelative
Seguire l’esempio di celebrities come Taylor Swift, Kevin Spacey e Oprah Winfrey, che hanno fatto registrazioni cautelative di domini controversi, può essere un modo per risparmiare. Molte imprese infatti hanno acquistato il dominio .SUCKS nel tentativo di assicurarsi che i domain-squatter o i brand-hijackers non ne avessero l’opportunità. Non registrare il nome di un marchio con le nuove controverse estensioni potrebbe essere una scelta sbagliata perché si potrebbe cadere vittime di diffamazione on line, brand-jacking e così via. Al contrario, si può cogliere l’occasione di trasformare qualcosa di sgradevole in qualcosa di buono. Per esempio, molti brand in rete hanno scelto di reindirizzare il traffico internet diretto sul dominio .SUCKS ad un forum orientato al servizio clienti dove gli stessi possono esprimere commenti positivi e negativi. Questo è un esempio eccellente su come è possibile trasformare una situazione negativa portandola a proprio favore. Perché in questo modo si è sempre informati su ciò che clienti pensano del nostro prodotto o servizio, dandoci l’opportunità di accrescere le relazioni con i clienti. Adottare questo comportamento in fase di start-up può decisamente contribuire al successo di una azienda.

4. Rinnovare, non rimpiangere
Rinnovare un dominio scaduto è sicuramente più economico che negoziare l’acquisto del dominio da terze parti. Sul lungo periodo, i rinnovi sono meno costosi di una procedura di arbitrato. Molte start-up semplicemente potrebbero non avere il denaro per recuperare un dominio da un domain squatter. Inoltre, è importante assicurarsi di avere abbastanza risorse per monitorare i domini scaduti, specialmente se si ha una presenza internazionale/mondiale.

5. Troll
Tutte le start-up devono monitorare i nomi a dominio correlati al loro marchio. Non farlo potrebbe far sì che un domain-squatter o un typo-squatter lo registri. Investire nei servizi di sorveglianza del marchio può far risparmiare grandi costi finanziari in futuro.

6. Controllo della reputazione
Nel mondo digitale attuale, per le start-up è essenziale monitorare la reputazione del marchio in rete. Un software di tracciabilità del web può fornire elementi di valore sulla percezione che il pubblico ha di un brand o di un prodotto. Approssimativamente, 8 consumatori americani su 10 leggono le recensioni prima di acquistare un bene o un servizio. In altre indagini risulta che il 73% di clienti potenziali considera le recensioni positive dei clienti come fattore per decidere se avere fiducia in un determinato brand. Quando una start-up inizia a crescere è di importanza cruciale tutelarsi dalle calunnie e allo stesso tempo costruire la propria reputazione in rete. Mantenere consapevolezza di ciò che si dice nello spazio pubblico (social media, piattaforme online e i network peer to peer) sarà un fattore chiave per la sopravvivenza di una start-up.

Sebbene affermazione e crescita di una start-up possano sembrare obiettivi ambiziosi, e per questo scoraggianti, attuare alcune delle misure elencate assicurerà il successo degli affari in internet. Mantenere una strategia solida di protezione digitale del brand, quindi, contribuirà ad assicurare non solo che l’azienda sopravviva ma anche che cresca bene.

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Per sopravvivere oggi nello spazio digitale, le aziende e gli imprenditori devono avere una forte presenza on line. Va da sé che i tradizionali modelli di business sono cambiati radicalmente con l’avvento di internet. L’era digitale ha creato diverse opportunità sia per gli aspiranti imprenditori che per chi aveva un’azienda già avviata. Il mercato globale è infatti facilmente raggiungibile, basta un computer ed una buona connessione wi-fi.
Artisti sconosciuti possono affermarsi su internet nel giro di una notte, le aziende possono incrementare i propri profitti nei nuovi mercati con costi minimi, ed i consumatori possono scegliere e spiegare perché scelgono o non scelgono di acquistare un particolare prodotto.
Il mondo digitale infatti ha creato opportunità senza precedenti per la crescita e l’evoluzione delle aziende. Di contro però, l’era digitale rappresenta anche nuove sfide per il mondo dei marchi. La gestione globale della proprietà intellettuale è complessa e la tecnologia digitale cambia costantemente e a ritmo crescente. Molti responsabili di brand o responsabili marketing possono essere intimiditi da questo panorama digitale innovativo.
Molti responsabili di brand gestiscono intelligentemente il loro marchio investendo tempo e denaro nella promozione, protezione e crescita della brand identity e della reputazione online. Si rendono conto, infatti, che la presenza di un brand in rete è intrinsecamente connessa al marchio stesso ed alla sua sopravvivenza.
Dall’altra parte, molte organizzazioni non hanno strategie concrete o focalizzate sulla gestione degli asset più importanti e intangibili: la loro presenza in rete.

Quindi, cos’è che rende un brand digitale o in cosa consiste la sua presenza in rete?
Tutti i portfolio di brand oggi sono digitali o quanto meno dovrebbero esserlo.
I brand dovrebbero considerare i loro asset digitali (nomi a dominio, piattaforme social media etc.) con una prospettiva olistica. L’approccio omnicomprensivo per la gestione del marchio come un’unica entità è al centro di tutte le strategie di protezione digitale del brand. Per gestire al meglio la presenza in rete di un marchio, si deve monitorare e gestire il portfolio domini (gTLD , ccRLD e IDN), controllare i marchi registrati e supervisionare i social media e naturalmente proteggere i propri asset digitali da abusi esterni o dal cattivo uso interno. Il solo modo per avere successo nello spazio digitale è gestire centralmente il proprio portfolio di asset digitali. Tutte le organizzazioni vogliono proteggere i loro brand con il minore sforzo possibile. Cercano di far crescere la portata del loro mercato, di entrare in nuovi mercati e allo stesso tempo di assicurarsi che i loro asset digitali siano al sicuro da attacchi fraudolenti in rete o da crimini informatici. Il che può essere un compito arduo per il responsabile di un brand internazionale a causa della grandezza e della complessità del portfolio degli asset digitali o della proprietà intellettuale.
La crescita a livello internazionale di una PMI crea altrettanti problemi proprio per il rafforzamento delle strategie di protezione digitale del brand. Molti potrebbero essere confusi e non sapere da dove cominciare. Inutile dire che, sia che si tratti di un marchio avviato o di una PMI in fase di sviluppo, il successo in ogni caso sta nell’efficacia delle strategie di protezione digitale del brand. In definitiva, investire in questo ambito significa spendere qualcosa in più per salvare cifre enormi.

Come si possono proteggere asset intangibili come quelli digitali?
Gestire il proprio portfolio digitale prevede tre step essenziali: monitoraggio, gestione, rafforzamento

1.Monitoraggio:
I nomi a dominio collegati al marchio registrato sono monitorati?
La sorveglianza del marchio e il monitoraggio sono essenziali per prevenire violazioni della proprietà intellettuale o l’abuso on line e per proteggere il proprio portfolio di nomi a dominio. Ricerca e supervisione continua sono fondamentali perché rendono subito consapevoli di un eventuale attacco da parte di terzi che vogliano minacciare la brand equity.
Però, chi è che monitora la reputazione on line? Sono stati creati strumenti per monitorare i social media e i network di peer to peer? Sono stati identificati casi di diffamazione del proprio brand? Una supervisione efficace a tutela della reputazione di un brand comporta il monitoraggio di tutto il web. Integrare strumenti per il monitoraggio on line permette di avere il polso della percezione in rete di un brand. Attivare report mensili su “cosa si dice in rete” permette di controllare la situazione e fare in modo di restare sempre al vertice delle nostre prestazioni sul web. Naturalmente per ottenere questo risultato è fondamentale un approccio proattivo.

2 Gestione:
Le aziende spesso non riescono a gestire in modo competente il loro portfolio di asset digitali perché molti responsabili di area in carico per la supervisione lavorano in modo isolato gli uni dagli altri. Gestire gli asset digitali è responsabilità di tre dipartimenti chiave all’interno di un’organizzazione: a. Responsabili Marketing/Brand, b. Ufficio legale, c. IT. In molte situazioni sono tre dipartimenti che lavorano a compartimenti stagni, non comunicando tra loro.
Adottare una strategia efficace di protezione del brand comporta che tutti e tre i dipartimenti lavorino insieme. Quando si gestisce un portfolio nomi a dominio, la comunicazione tra tutti e tre i dipartimenti è essenziale. Usare piattaforme centralizzate che aggreghino tutte le informazioni importanti sul portfolio migliorerà i processi di gestione. In molti casi, esternalizzare la gestione del portfolio a parti terze con esperienza e specializzazione nel settore può garantire migliori risultati di una gestione in-house.

3. Rafforzamento
Tutte le organizzazioni con presenza on line sono a conoscenza dei rischi che i loro marchi digitali corrono ogni giorno. I crimini informatici aumentano ogni anno e le spese in cui può incappare un brand sono davvero alte. Rafforzare una strategia di protezione digitale del brand assicura che le imprese mettano in atto attività di tutela per difendersi in caso di attacchi informatici. Il che permette loro di agire in modo efficiente ed efficace tutte le volte che è necessario. Attivare un approccio proattivo per rafforzare la tutela della proprietà intellettuale di un brand in rete serve a proteggere gli asset intangibili di quel brand. Recuperare nomi a dominio da terze parti può essere un processo complesso per chi non ha familiarità con l’UDRP. Avvalersi della consulenza di legali esperti che hanno una vasta esperienza in questo ambito farà risparmiare tempo e denaro e in ultimo ne beneficerà la presenza digitale del brand.

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Abbiamo l’onore di parlare con Salvador Camacho, Procuratore aggiunto nel Dipartimento Messicano per la sicurezza sociale. Camacho ha lavorato anche per uno dei più importanti studi per la tutela della proprietà intellettuale del Messico – Arochi & Linder – specializzato nella protezione e nel recupero dei nomi a dominio per clienti internazionali come WIPO e NAF tra gli altri. Gli abbiamo chiesto di parlarci di digital brand protection, in particolare nel mercato Latino Americano.

Perché la digital brand protection è importante secondo la sua opinione professionale?
Perché la Digital Brand Protection oggi è essenziale per sviluppare una forte presenza nell’ambiente digitale.I titolari dei marchi sono le vittime principali di attività illegali online che riguardano i nomi a dominio, come ad esempio il cybersquatting, il typosquatting o nuovi comportamenti illegali on line quali il soundsquatting. La situazione non riguarda solo i brand, ma anche gli utenti che oggi rischiano di essere vittime di comportamenti illegali come i malware o il phishing. In questo contesto, una strategia di digital brand protection non solo tutela i titolari dei marchi, ma anche i loro clienti.

Come specialista in tutela della proprietà intellettuale, quali consigli darebbe ai titolari di marchi per proteggere i loro asset digitali sul mercato latino americano?
Per svariate ragioni, il mercato latino americano è rimasto indietro nel settore della protezione degli asset digitali. Cionondimeno, coloro che infrangono la proprietà intellettuale hanno sviluppato per anni un mercato interessante e di un certo valore intorno agli asset non protetti. In questo contesto, ecco alcuni consigli.
– Cercare una consulenza professionale per avere una migliore comprensione del valore dei propri asset digitali e di conseguenza della loro protezione
– Proteggere il proprio marchio in ogni Paese dove si prevede di vendere il proprio prodotto o servizio
– Registrare gTLD, ccTLD e IDN per ogni brand anche prima di sottoscrivere la richiesta per registrare un marchio
– Mantenere una forte presenza sui social media. Questo per altro non solo permette di evitare falsi profili e cattiva reputazione, ma fornisce ottime opportunità di branding
– Essere consapevoli e attenti rispetto ai lanci dei nuovi gTLD. E’ importante registrare il proprio marchio come nome a dominio prima che qualcun altro lo faccia.

Quali sono gli errori frequenti o comuni che vede commettere ai possessori di marchi nel mondo Latino Americano?
Devo dire che i titolari di marchi nel mondo Latino Americano sono molto interessati a proteggere i loro asset intangibili, ma sembrano aver dimenticato il mondo digitale. Registrano infatti marchi in più Paesi, ma registrano un solo nome a dominio, generalmente con l’estensione .COM. Per la mia esperienza, questo è l’errore più grande che un titolare di marchio possa commettere in ambito di digital brand protection. La situazione è degenerata con la crescita di nomi a dominio soggetti a cybersquatting a causa dei ccTLD. Difatti, è sovente che nel momento in cui il titolare di un marchio cerca di registrare il proprio brand con una estensione ccTLD, scopre che qualcun altro lo ha già fatto e che per recuperarlo gli viene chiesto un importo a 6 cifre. Ci sono molti metodi per recuperare un nome di dominio, ma sono sicuramente più costosi che registrarlo preventivamente. Un approccio proattivo è sicuramente l’opzione più efficace.

Che cosa ne pensa del programma gTLD dell’ICANN? Può essere visto come un’opportunità positiva per lo sviluppo degli affari?
Nel 1974, lo scrittore francese Jacques Bergier in un suo libro ha fatto alcune previsioni in merito al futuro delle telecomunicazioni , citandolo direi che il programma dell’ICANN è il “pianeta delle infinite possibilità” perché cambierà il modo in cui conosciamo, comprendiamo e usiamo internet. Questa iniziativa toccherà in via definitiva il mercato Latino Americano, nello specifico per i titolari di marchi che credono che sia sufficiente una sola estensione di dominio. Secondo il rapporto di SEDO pubblicato nel 2014 sui livelli di consapevolezza del nuovo programma gTLD, il 75% degli utenti di internet non è consapevole delle nuove estensioni di dominio. Come in un mercato inesplorato, questo primo passo è un’interessante opportunità per lo sviluppo dei brand digitali e dei titolari di marchi. Con l’estensione .LAT (disponibile ora nel suo periodo di sunrise) focalizzata precisamente sul mercato Latino Americano, la registrazione dei marchi come nomi a dominio è fondamentale per avere una forte presenza digitale del brand nel mondo Latino Americano.

Secondo lei i gTLD controversi come .SUCKS e .FAIL dovrebbero essere resi disponibili per il pubblico?
Al momento è disponibile la registrazione solo per i possessori di marchi per l’estensione .SUCKS. La sovvenzione legale va da 10 $ l’anno, ma sarà disponibile fino a settembre e sarà possibile quindi registrare un sito web. La registrazione standard sarà disponibile nel periodo di sunrise per 249 $ l’anno. La controversia attuale è legata al periodo Sunrise Premium per la registrazione di marchi registrati presso il TMCH dell’ICANN. I titolari dei marchi dovranno pagare 2499 $ l’anno, così aziende come Apple o Yahoo hanno già comprato i loro domini con l’estensione .SUCKS per proteggere i loro marchi. Alcuni chiamano questo modello di business “un’estorsione mascherata da registrazione”, ma per altri appare come il diritto legittimato di vendere il gTLD al prezzo desiderato. Visto che la libertà di espressione è un pilastro di internet, credo che queste estensioni debbano essere rese disponibili al pubblico. Inoltre la politica di risoluzione delle dispute in merito ai nomi a dominio di WIPO ha garantito i legittimi interessi ai proprietari dell’estensione .SUCKS o .GRIPE rispetto ai proprietari dei marchi.

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