Navigation

Nelle scorse settimane l’ICANN ha sollevato un vespaio tra gli imprenditori e i titolari di marchi a causa di una proposta che obbligherebbe coloro che registrano siti di tipo commerciale a dichiarare la loro identità al momento della registrazione di nuovi domini.
Questa nuova proposta dovrebbe porre fine alla possibilità per chi registra domini commerciali di nascondere e proteggere la propria identità e di conseguenza rendere accessibili i dati di registrazioni sulle piattaforme WHOIS.
Il che ha creato sgomento tra i sostenitori della privacy. L’ICANN ha pubblicato un report in merito – “Initial Report on the Privacy & Proxy Services Accreditation Issues Policy Development Process” – il 5 maggio scorso per permettere di commentare pubblicamente alcuni dei punti affrontati. Una delle questioni principali sollevate nella relazione chiedeva proprio se enti – commerciali o no – dovessero essere esenti dalla privacy quando registrano domini con scopi economici o finanziari. Ulteriori domande riguardavano le regole e le politiche necessarie per rafforzare la rintracciabilità di coloro che registrano domini. Inoltre nel report si chiedeva fino a che punto i dati relativi al WHOIS dovessero essere divulgati.
Il tempo per i commenti è scaduto il 7 luglio. Al momento si sta aspettando il comunicato stampa relativo ai feedback ottenuti dal report. Comunque non sorprende il fatto che molti titolari di marchi siano rimasti turbati dalla proposta dell’ICANN. Il panorama digitale è pieno di potenziali minacce alla sicurezza delle aziende. Molte delle quali usano la politica di registrazione proxy come parte integrante della loro strategia di protezione del brand. L’iniziativa di prevenzione degli abusi in rete (The Online Abuse Prevention Initiative), un collettivo di attivisti per i diritti civili e l’anonimato di internet, ha sostenuto che la proposta di ICANN incoraggerebbe cyber-criminali, molestatori e stalker che avrebbero accesso ai dettagli personali di donne o di sostenitori delle campagne LGBT. Hanno sostenuto che la proposta di ICANN priverebbe i titolari di un dominio del loro diritto alla privacy e alla sicurezza.
Questo tipo di attività, conosciuta come doxing, consiste nel mostrare su internet i dati confidenziali degli utenti della rete. Ma non tutte le aziende risulterebbero contrarie alla proposta di ICANN. Ad esempio il settore entertainment dell’industria statunitense è un forte sostenitore della proposta di accesso ai dati di registrazione. Perché questo permetterebbe alle aziende stesse di perseguire chi viola il diritto d’autore o un marchio con grande efficacia e a bassissimo costo, permettendo di risparmiare milioni. Per il momento non ci resta che aspettare e vedere quale sarà la decisione dell’ICANN in merito. Vi terremo informati sugli aggiornamenti. Stay tuned.
dotNice Italia SrlEsperti in digital brand protection
Per ulteriori informazioni si può scrivere a: brandprotection-italy@dotnice.com

Uno dei più importanti istituti bancari, la Barclays, ha annunciato recentemente che avrebbe dismesso il dominio di primo livello .COM. per trasferire la sua presenza online sui TLD .barclays e .barclaycard. Questo spostamento è dovuto al tentativo di prevenire il “phishing” ai danni dei clienti dei servizi online. Nelle prossime settimane, il gruppo Barclays smetterà quindi di utilizzare le estensioni .COM e .CO.UK.
Il capo della sicurezza informatica di Barclays, Troels Oerting, ha spiegato che i motivi del cambiamento “in ultima istanza sono necessari per accrescere la fiducia nelle identità digitali di Barclays” e a fornire “più sicurezza per i propri clienti”.

Il termine Phishing ha invaso i titoli dei giornali nelle scorse settimane per l’uscita di un report di APWG (il gruppo internazionale Anti-Phishing). Il report spiega che le attività fraudolente di phishing nel 2014 sono cresciute con una percentuale senza precedenti e che la provenienza risulta, in larga maggioranza, dalla Cina. Il report mostra inoltre che i nomi a dominio sono sempre più usati come meccanismo per “rubare” agli utenti internet dati privati ed informazioni finanziarie. I domini di primo livello più popolari sono spesso vittime di attacchi di phishing perché i TLD di successo, e quindi più diffusi, sono quelli che attraggono il maggior numero di utenti.

Il report di APWG ha evidenziato inoltre che gli attacchi di phishing sono aumentati in modo costante e hanno coinvolto un vasto numero di aziende in diversi settori. Ulteriori approfondimenti nel report sono particolarmente scioccanti. Gli attacchi di phishing sono cresciuti da 8ore e 42minuti a 10ore e 6minuti. Cosa spiega la crescita esponenziale di questo tipo di frodi? Molti affermano che il nuovo programma TLD di ICANN possa spiegare la crescita ingente a livello globale degli attacchi di phishing.

Fate attenzione!

Con il rilascio delle nuove estensioni nei mesi passati (dal.club al .finance), i nomi a dominio possono essere acquistati a prezzi relativamente abbordabili. E’ altamente raccomandabile che i marchi che desiderino proteggere i loro asset digitali, la reputazione ed i propri clienti, investano nel monitoraggio dei marchi e di tutti i nomi a dominio associati all’azienda.

Questo tipo di monitoraggio potrebbe proteggere le aziende dai danni economici causati dai truffatori. Le istituzioni finanziare stanno diventando sempre più apprensive per la possibilità che i truffatori usino i loro asset digitali, come i nomi a dominio, per attrarre ed ingannare i loro utenti in rete.
Il gruppo Barclays sta dimostrando chiaramente di essere consapevole della necessità di proteggere i suoi asset digitali e allo stesso tempo anche i suoi clienti.

dotNice Italia srl – Esperti in Digital Brand Protection
Per ulteriori informazioni si può scrivere a: brandprotection-italy@dotnice.com

Abbiamo l’onore di parlare con Salvador Camacho, Procuratore aggiunto nel Dipartimento Messicano per la sicurezza sociale. Camacho ha lavorato anche per uno dei più importanti studi per la tutela della proprietà intellettuale del Messico – Arochi & Linder – specializzato nella protezione e nel recupero dei nomi a dominio per clienti internazionali come WIPO e NAF tra gli altri. Gli abbiamo chiesto di parlarci di digital brand protection, in particolare nel mercato Latino Americano.

Perché la digital brand protection è importante secondo la sua opinione professionale?
Perché la Digital Brand Protection oggi è essenziale per sviluppare una forte presenza nell’ambiente digitale.I titolari dei marchi sono le vittime principali di attività illegali online che riguardano i nomi a dominio, come ad esempio il cybersquatting, il typosquatting o nuovi comportamenti illegali on line quali il soundsquatting. La situazione non riguarda solo i brand, ma anche gli utenti che oggi rischiano di essere vittime di comportamenti illegali come i malware o il phishing. In questo contesto, una strategia di digital brand protection non solo tutela i titolari dei marchi, ma anche i loro clienti.

Come specialista in tutela della proprietà intellettuale, quali consigli darebbe ai titolari di marchi per proteggere i loro asset digitali sul mercato latino americano?
Per svariate ragioni, il mercato latino americano è rimasto indietro nel settore della protezione degli asset digitali. Cionondimeno, coloro che infrangono la proprietà intellettuale hanno sviluppato per anni un mercato interessante e di un certo valore intorno agli asset non protetti. In questo contesto, ecco alcuni consigli.
– Cercare una consulenza professionale per avere una migliore comprensione del valore dei propri asset digitali e di conseguenza della loro protezione
– Proteggere il proprio marchio in ogni Paese dove si prevede di vendere il proprio prodotto o servizio
– Registrare gTLD, ccTLD e IDN per ogni brand anche prima di sottoscrivere la richiesta per registrare un marchio
– Mantenere una forte presenza sui social media. Questo per altro non solo permette di evitare falsi profili e cattiva reputazione, ma fornisce ottime opportunità di branding
– Essere consapevoli e attenti rispetto ai lanci dei nuovi gTLD. E’ importante registrare il proprio marchio come nome a dominio prima che qualcun altro lo faccia.

Quali sono gli errori frequenti o comuni che vede commettere ai possessori di marchi nel mondo Latino Americano?
Devo dire che i titolari di marchi nel mondo Latino Americano sono molto interessati a proteggere i loro asset intangibili, ma sembrano aver dimenticato il mondo digitale. Registrano infatti marchi in più Paesi, ma registrano un solo nome a dominio, generalmente con l’estensione .COM. Per la mia esperienza, questo è l’errore più grande che un titolare di marchio possa commettere in ambito di digital brand protection. La situazione è degenerata con la crescita di nomi a dominio soggetti a cybersquatting a causa dei ccTLD. Difatti, è sovente che nel momento in cui il titolare di un marchio cerca di registrare il proprio brand con una estensione ccTLD, scopre che qualcun altro lo ha già fatto e che per recuperarlo gli viene chiesto un importo a 6 cifre. Ci sono molti metodi per recuperare un nome di dominio, ma sono sicuramente più costosi che registrarlo preventivamente. Un approccio proattivo è sicuramente l’opzione più efficace.

Che cosa ne pensa del programma gTLD dell’ICANN? Può essere visto come un’opportunità positiva per lo sviluppo degli affari?
Nel 1974, lo scrittore francese Jacques Bergier in un suo libro ha fatto alcune previsioni in merito al futuro delle telecomunicazioni , citandolo direi che il programma dell’ICANN è il “pianeta delle infinite possibilità” perché cambierà il modo in cui conosciamo, comprendiamo e usiamo internet. Questa iniziativa toccherà in via definitiva il mercato Latino Americano, nello specifico per i titolari di marchi che credono che sia sufficiente una sola estensione di dominio. Secondo il rapporto di SEDO pubblicato nel 2014 sui livelli di consapevolezza del nuovo programma gTLD, il 75% degli utenti di internet non è consapevole delle nuove estensioni di dominio. Come in un mercato inesplorato, questo primo passo è un’interessante opportunità per lo sviluppo dei brand digitali e dei titolari di marchi. Con l’estensione .LAT (disponibile ora nel suo periodo di sunrise) focalizzata precisamente sul mercato Latino Americano, la registrazione dei marchi come nomi a dominio è fondamentale per avere una forte presenza digitale del brand nel mondo Latino Americano.

Secondo lei i gTLD controversi come .SUCKS e .FAIL dovrebbero essere resi disponibili per il pubblico?
Al momento è disponibile la registrazione solo per i possessori di marchi per l’estensione .SUCKS. La sovvenzione legale va da 10 $ l’anno, ma sarà disponibile fino a settembre e sarà possibile quindi registrare un sito web. La registrazione standard sarà disponibile nel periodo di sunrise per 249 $ l’anno. La controversia attuale è legata al periodo Sunrise Premium per la registrazione di marchi registrati presso il TMCH dell’ICANN. I titolari dei marchi dovranno pagare 2499 $ l’anno, così aziende come Apple o Yahoo hanno già comprato i loro domini con l’estensione .SUCKS per proteggere i loro marchi. Alcuni chiamano questo modello di business “un’estorsione mascherata da registrazione”, ma per altri appare come il diritto legittimato di vendere il gTLD al prezzo desiderato. Visto che la libertà di espressione è un pilastro di internet, credo che queste estensioni debbano essere rese disponibili al pubblico. Inoltre la politica di risoluzione delle dispute in merito ai nomi a dominio di WIPO ha garantito i legittimi interessi ai proprietari dell’estensione .SUCKS o .GRIPE rispetto ai proprietari dei marchi.

dotNice Italia Srl – Esperti in Digital Brand Protection
www.dotnice.it
Per maggiori informazioni: brandprotection-italy@dotnice.com

Google ha vinto l’arbitrato per il trasferimento di un nome a dominio. La società californiana ha presentato la denuncia presso il National Arbitration Forum ad agosto 2014.
Il nome a dominio contestato è: Googleekip.com.
Google ha registrato numerosi marchi in tutto il mondo per il brand “Google”. In questo caso poi, il nome a dominio contestato è confondibile con il suo marchio. Inoltre, l’azienda è riuscita a dimostrare che la controparte non aveva alcun diritto o un interesse legittimo del nome a dominio contestato e che aveva utilizzato il nome a dominio in mala la fede.
L’arbitrato si è pronunciato in favore di Google e nella sua decisione ha spiegato che la società ha pieno diritto sul nome a dominio contestato. La controparte ha perso anche perché non è riuscita a presentare una risposta nel procedimento, e in questo modo ha accettato le accuse di Google come un fatto.
La decisione per intero dell’arbitrato è disponibile qui.

×