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I modelli tradizionali di costruzione del marchio sono cambiati drasticamente nel corso degli ultimi anni. Nel passato la costruzione di un brand consisteva in un’immagine raffinata (corporate o individuale) confezionata in modo accattivante. I marchi avevano un notevole controllo sull’’immagine ideale che volevano trasmettere. C’era una volta… l’immagine presentata che coincideva con ciò che il pubblico credeva. Ogni verità potenzialmente negativa o inappropriata era nascosta dietro l’apparenza del marketing e guidata da un sistema ben avviato di RP.
Oggi invece, nell’era digitale, l’intera natura del sistema di costruzione del brand è cambiata drasticamente. Attualmente clienti, consumatori e in generale ogni singolo individuo ha l’opportunità di mettere in discussione tutto ciò con cui entra in contatto. Con il crescere dei forum dei consumatori, i social media, le piattaforme di peer to peer, le esperienze negative dei consumatori possono prendere voce ed essere diffuse in modo virale e in ultimo la fiducia in un brand ne può risentire.
La trasparenza del web è uno sviluppo positivo nei processi di democratizzazione attuati da internet così come la libertà di informazione. Ma si è comunque creata una sfida tra i possessori di marchi poiché questi ultimi hanno fallito nell’aggiornarsi sulla natura mutevole e la fluidità delle interazioni proprio su internet. Bloccati nei vecchi modelli di sviluppo di un brand, non sono riusciti ad adattarsi a questo panorama in continuo cambiamento.
Ma quali sono dunque i problemi potenziali che affrontano oggi i marchi nello spazio digitale? E quali le soluzioni?
Non passa giorno senza che ci sia un articolo che elenchi i pro e i contro del nuovo programma di
ICANN in merito ai gTLD (domini generici di primo livello). Il programma è stato pensato per introdurre nuovi domini come .REVIEWS, .SERVICES, .BUY all’interno dello “spazio” dei nomi a dominio. l’idea è che le scelte e il tipo di ricerche effettuate dai consumatori saranno ottimizzate per offrire una maggiore precisione. Alcuni argomentano che il rilascio delle nuove estensioni di dominio incluse .GLOBAL, .CLUB and .BUSINESS porteranno grandi vantaggi sia alle organizzazioni che ai consumatori. Altri sostengono che le estensioni di dominio come .SUCKS sono state fonte di grande preoccupazioni per i proprietari dei marchi poiché stanno navigando alla cieca in acque inesplorate. Chi è infatti che vorrebbe essere associato all’estensione .FAIL?
Molte celebrities che si intendono di tecnologia come Kevin Spacey e aziende come Apple, Hershy’s e Microsoft hanno già acquistato le estensioni di dominio controverse. Con le registrazioni difensive di quei nomi a dominio potenzialmente dannosi, si previene in qualche modo la registrazione da parte di cybersquatter. Un approccio proattivo è il più efficace ed efficiente da un punto di vista dei costi rispetto ad un approccio nato in seguito all’insorgere del problema.
Sul lungo periodo è più efficace registrare più nomi a dominio che provare ad affrontare gli alti costi di recupero. L’importanza di gestire i propri asset digitali come i nomi a dominio è chiaramente dimostrata dai casi sotto indicati.
Un esempio perfetto è quello accaduto di recente con il candidate alle presidenziali degli Stati Uniti, Hillary Clinton. Anticipando il fatto che Hillary Clinton potesse candidarsi come presidente, i cybersquatter hanno registrato il nome a dominio HillaryForPresident.com per più di un decennio e oggi è valutato approssimativamente intorno ai $750,000.
clinton2016.com è valutato al momento $14,500. I nomi a dominio stanno dimostrando di essere asset fortemente lucrativi e largamente di valore in termini monetari non solo per i politici e le celebrities ma anche per le aziende. Nulla conferma questa affermazione quanto le recenti registrazioni da parte di Taylor Swift (TaylorSwift.adult e TaylorSwift.porn). Mantenere la propria brand identity online è chiaramente di grande importanza così come associare negativamente il proprio marchio a certe estensioni di dominio può avere conseguenze disastrose.
Il potere dei nomi a dominio è stato dimostrato di recente quando Konrad
Juengling (attivista per i diritti della comunità GLBT) ha comprato dei nomi a dominio disponibili collegati ai candidati Repubblicani negli USA inclusi Dale Devon, Martin Carbaugh, Don Lehe e Donna Schaibley. Irritato dal passaggio del disegno di legge sulla “libertà di religione” che potrebbe discriminare la comunità GLBT, Juengling ha registrato e reindirizzato ad un sito che difende i diritti delle persone GLBT. A prescindere dall’opinione che si ha in merito a questa situazione specifica, l’episodio mette in luce il legame intrinseco tra reputazione di un marchio e nomi a dominio. Ancora di più i nomi a dominio sono un arsenale politico per le battaglie dei marchi. E’ chiaro infatti vedere e capire che una gestione del portfolio nomi a dominio è parte essenziale per la costruzione di un marchio così come la protezione digitale dello stesso.
Quali sono le contromisure proattive che si possono prendere per rendere il proprio marchio a prova di proiettile?

1. Monitorare le registrazioni online dei marchi registrati nei database mondiali dei nomii a dominio
2. Chiedere la registrazione dei marchi chiave presso Trademark clearing house. Questo permetterà di avere aggiornamenti in caso di registrazioni di nomi a dominio identici.
3. Condurre un audit sul proprio portfolio domini. Chiedersi per esempio quali sono i domini che si posseggono? Chi li gestisce? C’è bisogno di rinnovarne qualcuno? Ci sono domini che andrebbero registrati nei nuovi mercati a livello internazionale? Ci sono domini che devono essere recuperati perché in possesso di altri?
4. Creare una strategia di nomi a dominio. Sfruttare gli elementi positive del nuovo programma gTLD per le campagne di digital marketing. Sviluppare una efficace strategia per i gTLD per rafforzare la propria attività e ottenere un ritorno degli investimenti nel marketing.
5. Registrare nomi a dominio nei paesi o nei mercati in cui si pensa ci si espanderà in futuro.
6. Consultarsi con specialisti nel recupero domini per riprendere i domini in possesso di parti terze. (Si consiglia di consultare esperti con esperienza nell’UDRP).
7. Integrare il monitoraggio per la reputazione del brand come parte dei servizi ai clienti. Migliorerà la qualità delle relazioni con il cliente e permetterà di tenere traccia della reputazione del marchio a livello internazionale.
Mantenere una presenza in rete a prova di attacchi richiede un monitoraggio costante della reputazione del marchio e delle estensioni di dominio.
Non rafforzare la strategia di protezione digitale del marchio potrebbe danneggiare l’identità digitale del marchio stesso. Un approccio proattivo potrebbe evitare danni di tipo finanziario o di perdita di brand equity

dotNice Italia srl – Esperti in digital brand protection

Per ulteriori informazioni sulla gestione del portfolio domini, si può scrivere a: brandprotection-italy@dotnice.com

Il rilascio dell’estensione di dominio .SUCKS ha sollevato una marea di preoccupazioni nel mondo di internet.
I brand mondiali hanno acquistato in via precauzionale il nuovo TLD nella speranza di tutelarsi dagli haters, domain-squatters o cyber criminali. L’estensione di dominio .SUCKS è ancora nel suo periodo di sunrise per le registrazioni e non sarà disponibile per l’acquisto da parte del grande pubblico ancora per qualche mese.
Nel corso di questi mesi dotNice ha seguito il dibattito. Proprio la scorsa settimana Apple ha acquistato apple.sucks, ed è solo l’ultimo dei tanti brand che hanno preventivamente registrato l’estensione per proteggere la loro brand identity e brand reputation. Gli altri brand internazionali includono, tra gli altri, Citigroup, Monsanto, Facebook, Microsoft e Hersheys.
Anche le celebrities sono saltate sul carro della brand protection nel tentativo di difendere la loro immagine, tra questi Kevin Spacey e la regina del brand management, Taylor Swift.
Alla base della polemica c’è il costo per l’acquisto dell’estensione del suo periodo di sunrise. In cosa consiste il periodo di Sunrise? Sostanzialmente si tratta di un periodo di grazia in cui i possessori di marchi hanno accesso prioritario all’acquisto delle estensioni di dominio appena rilasciate prima che queste diventino disponibili per il pubblico. Ad oggi sono passate tre settimane dei 60 giorni del periodo di sunrise, in cui solo i brand registrati presso la Trademark ClearingHouse hanno diritto di registrare l’estensione di dominio .SUCKS. Dopo i 60 giorni di sunrise, il nuovo TLD diverrà disponibile per chiunque e il suo prezzo si abbasserà in maniera considerevole. E questo è il punto chiave. I brand mondiali sentono di essere stati messi all’angolo e minacciati con una forma di intimidazione che suona più o meno così: “pagare ora o pagare in futuro con un rischio per la brand equity”.
Il registro Vox Populi detiene i diritti amministrativi per l’estensione .SUCKS ed è stato ampiamente criticato sulle politiche di pricing di questo TLD.
C’è chi dice che un fee annuale di $ 2,499 per mantenere il TLD . SUCKS somigli ad una estorsione. I brand dovranno pagare questa quota annuale per mantenere i diritti sui rispettivi domini.
Alla luce del caos e del clamore emersi, l’ICANN sembra stia cercando un modo per uscire dalla confusione che ha contribuito a creare. Nelle ultime settimane, l’ICANN si è rivolta infatti alla Commissione Federale per il Commercio e all’ufficio Canadese per i Consumatori per verificare la legalità dell’intera questione. Nel frattempo i brand trattengono il respiro.

WIPO, l’organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale nasce nel 1967, in sostituzione di BIRPI l’Ufficio internazionale unito per la protezione della proprietà intellettuale, la prima istituzione che fin dal 1893, grazie alle Convenzioni di Berna e Parigi, lavorava a tutela della proprietà intellettuale.
Nel corso dei suoi 48 anni di vita WIPO ha operato tra le altre cose per promuovere una legislazione uniforme a livello internazionale e l’interscambio di informazioni in materia di proprietà intellettuale, e per facilitare la soluzione di controversie in materia di proprietà intellettuale nel settore privato, oltre a spingere all’uso di Internet come strumento per acquisire e utilizzare informazioni nell’ambito della proprietà intellettuale.
Dal 2001 WIPO organizza ogni 26 aprile – data in cui nel 1970 entrò in vigore la convenzione che stabiliva la fondazione dell’organizzazione – la Giornata Mondiale della Proprietà Intellettuale. Ogni anno l’evento viene associato a un tema specifico. Quest’anno il tema è quello della musica.
Get up, Stand up for music è il titolo della giornata 2015. Perché la musica? Ha senso oggi nell’era di Napster, Spotity, YouTube e tutti gli altri social media parlare di proprietà intellettuale? E in particolare di proprietà intellettuale nel mondo della musica?
Anche se a caldo verrebbe da dire no, la verità è più complessa. Ci sono artisti che ancora oggi dimostrano che la tutela della proprietà intellettuale nel campo della musica non solo ha una sua fondamentale rilevanza, ma cerca spazi nuovi di espressione. Taylor Swift, per esempio, ha recentemente registrato 5 frasi tratte dal suo album più famoso, 1989, e le ha trasformate in marchi, che quindi non potranno essere utilizzate per farne magliette, presine o cover per i cellulari e così via.
La stessa Taylor Swift è stata la prima celebrità a registrare le nuove e controverse estensioni di dominio: .PORN, .ADULT, .SUCKS scatenando un dibattito in rete che ha occupato e occupa ancora le home page dei quotidiani mondiali.
Ed è sempre Taylor Swift, evidentemente molto sensibile all’argomento, che ha ritirato tutti i suoi singoli da Spotify. Sulle pagine del Wall Street Journal ha spiegato la sua decisione, o se vogliamo la sua filosofia, in modo molto chiaro: “La musica – ha scritto – è arte e l’arte è importante e rara. Importante, e le cose rare hanno un gran valore e per questo vanno pagate”.
Di contro abbiamo enti no profit, scienziati e accademici che si muovono in tutt’altra direzione e che già dal 2004 hanno sollecitato un cambiamento di WIPO nell’ambito di tutela della proprietà intellettuale. A tale scopo hanno sottoscritto un documento – la dichiarazione di Ginevra sul futuro dell’organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale – che vuole sensibilizzare WIPO sulle legislazioni dei Paesi in via di sviluppo rispetto alla proprietà intellettuale e spingere l’organizzazione a considerarla non come fine a se stessa ma come un mezzo per lo sviluppo di queste nazioni.
Chi vincerà? Come si evolverà la tutela della proprietà intellettuale nei prossimi anni?
E’ ancora presto per dirlo, ma certo è che in un mondo dove i confini sono sempre più ristretti è sempre più necessario dotarsi di strumenti per la tutela dei propri marchi, fuori e dentro la rete. Come ha fatto Taylor Swift.

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Abbiamo l’onore di parlare con Salvador Camacho, Procuratore aggiunto nel Dipartimento Messicano per la sicurezza sociale. Camacho ha lavorato anche per uno dei più importanti studi per la tutela della proprietà intellettuale del Messico – Arochi & Linder – specializzato nella protezione e nel recupero dei nomi a dominio per clienti internazionali come WIPO e NAF tra gli altri. Gli abbiamo chiesto di parlarci di digital brand protection, in particolare nel mercato Latino Americano.

Perché la digital brand protection è importante secondo la sua opinione professionale?
Perché la Digital Brand Protection oggi è essenziale per sviluppare una forte presenza nell’ambiente digitale.I titolari dei marchi sono le vittime principali di attività illegali online che riguardano i nomi a dominio, come ad esempio il cybersquatting, il typosquatting o nuovi comportamenti illegali on line quali il soundsquatting. La situazione non riguarda solo i brand, ma anche gli utenti che oggi rischiano di essere vittime di comportamenti illegali come i malware o il phishing. In questo contesto, una strategia di digital brand protection non solo tutela i titolari dei marchi, ma anche i loro clienti.

Come specialista in tutela della proprietà intellettuale, quali consigli darebbe ai titolari di marchi per proteggere i loro asset digitali sul mercato latino americano?
Per svariate ragioni, il mercato latino americano è rimasto indietro nel settore della protezione degli asset digitali. Cionondimeno, coloro che infrangono la proprietà intellettuale hanno sviluppato per anni un mercato interessante e di un certo valore intorno agli asset non protetti. In questo contesto, ecco alcuni consigli.
– Cercare una consulenza professionale per avere una migliore comprensione del valore dei propri asset digitali e di conseguenza della loro protezione
– Proteggere il proprio marchio in ogni Paese dove si prevede di vendere il proprio prodotto o servizio
– Registrare gTLD, ccTLD e IDN per ogni brand anche prima di sottoscrivere la richiesta per registrare un marchio
– Mantenere una forte presenza sui social media. Questo per altro non solo permette di evitare falsi profili e cattiva reputazione, ma fornisce ottime opportunità di branding
– Essere consapevoli e attenti rispetto ai lanci dei nuovi gTLD. E’ importante registrare il proprio marchio come nome a dominio prima che qualcun altro lo faccia.

Quali sono gli errori frequenti o comuni che vede commettere ai possessori di marchi nel mondo Latino Americano?
Devo dire che i titolari di marchi nel mondo Latino Americano sono molto interessati a proteggere i loro asset intangibili, ma sembrano aver dimenticato il mondo digitale. Registrano infatti marchi in più Paesi, ma registrano un solo nome a dominio, generalmente con l’estensione .COM. Per la mia esperienza, questo è l’errore più grande che un titolare di marchio possa commettere in ambito di digital brand protection. La situazione è degenerata con la crescita di nomi a dominio soggetti a cybersquatting a causa dei ccTLD. Difatti, è sovente che nel momento in cui il titolare di un marchio cerca di registrare il proprio brand con una estensione ccTLD, scopre che qualcun altro lo ha già fatto e che per recuperarlo gli viene chiesto un importo a 6 cifre. Ci sono molti metodi per recuperare un nome di dominio, ma sono sicuramente più costosi che registrarlo preventivamente. Un approccio proattivo è sicuramente l’opzione più efficace.

Che cosa ne pensa del programma gTLD dell’ICANN? Può essere visto come un’opportunità positiva per lo sviluppo degli affari?
Nel 1974, lo scrittore francese Jacques Bergier in un suo libro ha fatto alcune previsioni in merito al futuro delle telecomunicazioni , citandolo direi che il programma dell’ICANN è il “pianeta delle infinite possibilità” perché cambierà il modo in cui conosciamo, comprendiamo e usiamo internet. Questa iniziativa toccherà in via definitiva il mercato Latino Americano, nello specifico per i titolari di marchi che credono che sia sufficiente una sola estensione di dominio. Secondo il rapporto di SEDO pubblicato nel 2014 sui livelli di consapevolezza del nuovo programma gTLD, il 75% degli utenti di internet non è consapevole delle nuove estensioni di dominio. Come in un mercato inesplorato, questo primo passo è un’interessante opportunità per lo sviluppo dei brand digitali e dei titolari di marchi. Con l’estensione .LAT (disponibile ora nel suo periodo di sunrise) focalizzata precisamente sul mercato Latino Americano, la registrazione dei marchi come nomi a dominio è fondamentale per avere una forte presenza digitale del brand nel mondo Latino Americano.

Secondo lei i gTLD controversi come .SUCKS e .FAIL dovrebbero essere resi disponibili per il pubblico?
Al momento è disponibile la registrazione solo per i possessori di marchi per l’estensione .SUCKS. La sovvenzione legale va da 10 $ l’anno, ma sarà disponibile fino a settembre e sarà possibile quindi registrare un sito web. La registrazione standard sarà disponibile nel periodo di sunrise per 249 $ l’anno. La controversia attuale è legata al periodo Sunrise Premium per la registrazione di marchi registrati presso il TMCH dell’ICANN. I titolari dei marchi dovranno pagare 2499 $ l’anno, così aziende come Apple o Yahoo hanno già comprato i loro domini con l’estensione .SUCKS per proteggere i loro marchi. Alcuni chiamano questo modello di business “un’estorsione mascherata da registrazione”, ma per altri appare come il diritto legittimato di vendere il gTLD al prezzo desiderato. Visto che la libertà di espressione è un pilastro di internet, credo che queste estensioni debbano essere rese disponibili al pubblico. Inoltre la politica di risoluzione delle dispute in merito ai nomi a dominio di WIPO ha garantito i legittimi interessi ai proprietari dell’estensione .SUCKS o .GRIPE rispetto ai proprietari dei marchi.

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I social media hanno rivoluzionato il marketing e il brand management fin dalla loro “esplosione”, alcuni anni fa. E questo è assodato. Molti brand digitali usano i social per coinvolgere ulteriormente il loro target, anticipare i trend di mercato e infine per costruire la loro presenza on line. E anche questo è un fatto assodato.
Molti libri, documenti e articoli sul web oggi non fanno che spiegare i lati positivi, le potenzialità e il potere dei social media per il mondo del business. E anche questo è assodato. Ciò su cui vorremmo focalizzare l’attenzione è il lato oscuro dei social media e i problemi che possono creare alle imprese.

1. Problemi virali
Per molti, aumentare l’impatto globale di un brand è un obiettivo chiave quando si sviluppano strategie di marketing digitale. Inoltre, la natura virale e il potenziale di condivisione dei social suonano come musica per le orecchie degli addetti al marketing. Si può infatti raggiungere un numero enorme di persone nel giro di pochi secondi. Ma nello stesso modo possono essere diffusi altrettanto velocemente contenuti non corretti, fraudolenti e diffamatori su un brand. Per questo il monitoraggio su coloro che parlano di un brand, cosa ne dicono e dove, è un fattore chiave per la tutela di quel brand in rete. Sebbene non sia possibile controllare tutto ciò che viene postato su un brand, è sempre possibile controllare il modo in cui si affrontano queste situazioni.

2. Brand- jackers & interpreti
I social media spesso sono usati come piattaforme da “interpreti” dei brand che postano contenuti dannosi per rovinare la reputazione del brand stesso, o per deviare il traffico dal sito ufficiale del brand su altri siti o anche per sfruttarne la brand equity a proprio vantaggio. Dal 1998, il Digital Millennium Copyright Act (DMCA) approvato negli Stati Uniti, afferma che piattaforme on line come Youtube, Facebook, Google, Twitter, Amazon e così via non sono responsabili per le eventuali violazioni della proprietà intellettuale che avvengano sui loro siti. I brand digitali dunque dovranno prendere in mano la situazione e affrontare le eventuali violazioni.

3. Forum on line dei consumatori
Sebbene la promozione sulle community on line sia considerata, di norma, di aiuto per creare e rafforzare le relazioni tra i brand digitali e i loro consumatori, spesso i forum on line presentano qualche lato negativo.
Infatti, se non vengono monitorati, un’opinione negativa su un brand può finire fuori controllo e impattare negativamente su tutta la linea di produzione dell’azienda. Alcuni studi recenti mostrano che l’84% di chi acquista online fa riferimento ad almeno un sito di social media per avere consigli prima dell’acquisto. Il che prova l’immenso potere dei social media nell’influenzare i consumatori. Le aziende hanno perciò necessità di monitorare quale sia l’opinione in rete sui loro brand.
Molte imprese oggi investono enormi cifre per sviluppare strategie sui social media e sull’analisi dei dati. Sviluppare una strategia di monitoraggio della reputazione del brand aiuterà a rimanere in contatto con la percezione che il pubblico ha del brand stesso. La leva più importante per trasformare un cliente potenziale in un cliente reale consiste proprio nella capacità del brand di essere, ed essere recepito, affidabile. In ultima analisi, il monitoraggio della reputazione e della valutazione del suo “stato di salute on line” sono una delle chiavi fondamentali per il successo di un brand digitale. Per evitare il “lato oscuro” di quella grande Forza che sono i social.

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L’estensione . SUCKS – che sarà disponibile da fine di marzo – ha creato un enorme dibattito. L’approvazione da parte dell’ICANN di questa estensione, che in un certo qual modo intimidisce, ha sollevato apprensione in molti brand mondiali che temono che la loro brand identity e la loro reputazione possano diventare oggetto di diffamazione se il loro marchio e questa estensione dovessero finire nelle mani sbagliate. Apprensione, in un certo senso, quasi giustificata. Dopo tutto, il prossimo blog virale potrebbe facilmente essere burgerking.sucks, o nike.sucks o persino taylorswift.sucks.

Per evitare diffamazione e abuso del marchio, Vox Populi ha registrato a latere un numero di estensioni di dominio, la gran parte delle quali legate a marchi mondiali. Per registrare un nome a dominio in questa categoria (chiamata Sunrise Premium), il proprietario di un brand deve pagare 2.500 dollari all’anno. C’è un ulteriore motivo di preoccupazione circa il Sunrise Premium. Molti proprietari di marchi vedono nell’estensione .SUCKS una scusa per vendere alle aziende gTLD a prezzi gonfiati per il timore che queste estensioni possano cadere nelle mani di concorrenti o di clienti insoddisfatti.

Se un’azienda o un brand non riuscisse a registrare un nome di dominio nel periodo Sunrise Premium, il nome a dominio non assegnato diventa disponibile per il sostegno legale ai consumatori. Il che vuol dire che da quel momento in poi tutti i domini a sostegno dei consumatori saranno canalizzati verso il .SUCKS. In altre parole, si potrà creare un sorta di forum o di community on line dove i clienti insoddisfatti potranno unire la loro voce. Come se non bastasse, molti titolari di marchio sono preoccupati dei possibili effetti negativi che possono ripercuotersi sul loro brand. Ma la domanda vera è: se la rivoluzione legata al .SUCKS non può essere fermata, come si può trasformarla in qualcosa di positivo?

Le nuove estensioni come il .SUCKS non devono per forza essere viste come qualcosa di negativo. Da molti punti di vista l’estensione .SUCKS può davvero essere di grande beneficio per i brand che cercano di sviluppare processi di coinvolgimento del pubblico e dei clienti. Le estensioni controverse possono essere sfruttate in modo positivo dalle aziende se sapranno usare questo TLD in modo corretto. Per esempio, i consumatori potranno esprimere la loro insoddisfazione e fornire critiche costruttive. In sostanza, l’estensione potrà essere considerata come un canale di comunicazione tra i clienti ed i marchi. Da questo punto di vista, i brand potranno ottimizzare e sviluppare positivamente i loro prodotti, processi e servizi per migliorarne i livelli di qualità.

L’estensione .SUCKS dovrebbe essere vista nella stessa maniera in cui vediamo tutti i social media: uno strumento che può illuminarci sulla reputazione di un marchio e sulla sua percezione da parte del pubblico. In ultima analisi, sia le nuove estensioni che i canali sui social media richiedono un monitoraggio costante per garantire il successo di un marchio. Entrambi possono fornire grandi benefici al giro di affari se il loro potere saprà essere sfruttato nel modo giusto.
In altre parole, come ci insegna il film di Barry Levinson Wag the Dog: “Se hai un problema, mettilo a frutto”.
 

 

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AFNIC, partner tecnico per i nuovi domini Internet .paris e .bzh, fa un primo bilancio dopo le aperture generali che hanno avuto luogo a dicembre 2014. Il progetto .paris è iniziato nel 2008 ed è stato approvato da ICANN nel 2013. Dopo la sua apertura ai primi 100 ambasciatori, il 4 giugno 2014, e un periodo di registrazione riservato ai titolari dei diritti dal 9 settembre al 11 novembre 2014, il TLD .paris è ormai entrato in una nuova fase. Il 2 dicembre 2014 il nome di dominio .paris è stato infatti reso disponibile al pubblico. Sono già stati riservati 12.000 nomi a dominio con il nuovo indirizzo digitale per la capitale francese, tra cui quasi 6.000 il primo giorno del lancio. Dal 4 dicembre 2014, anche il dominio .bzh è diventato disponibile per il pubblico. Per tutti coloro che sono nati o che sono appassionati della Bretagna, l’apertura di questo nuovo dominio Internet è il culmine di un progetto avviato dieci anni fa. Raccogliendo tutti gli attori del settore dal 2004 e il sostegno da parte del Consiglio regionale della Bretagna, l’Associazione www.bzh ha sostenuto il progetto .bzh e ottenuto nel 2013 l’approvazione ICANN per creare questa nuova identità digitale.

Una settimana dopo l’apertura, quasi 3.000 nomi a dominio .bzh sono stati registrati da imprese, associazioni, enti locali e privati, che contribuiscono insieme alla costruzione di un nuovo territorio digitale e alla diffusione dell’immagine della Bretagna al mondo.
Le cifre di registrazione dei nuovi domini confermano l’entusiasmo degli utenti francesi per i nuovi gTLD perchè permettono anche di esprimere appartenenza alla comunità e promuovere la solidarietà digitale.

Oltre ai .paris e TLD .bzh, per cinque anni AFNIC ha sostenuto l’apertura di altri 15 nuovi registri per le nuove estensioni di Internet, tra cui .alsace, .corsica, .ovh, .sncf e .leclerc namespace.
L’organizzazione non-profit, del Registro di .fr, gestisce anche i TLD oltremare .RE (Reunion), .pm (St. Pierre e Miquelon), .TF (australi e antartiche), .wf (Wallis e Futuna) e .YT (Mayotte). I 23 TLD rappresentano un portafoglio di oltre 2,8 milioni di nomi di dominio.
Le prossime aperture generali sono previste per il 2015, a cominciare con il TLD .alsace nel mese di gennaio.

 

La Bayerische Motoren Werke Aktiengesellschaft ha presentato una richiesta per consentire il rilascio domini di primo livello (TLD) indicanti il nome di un paese/territorio per .BMW e .Mini al servizio dell’ICANN preposto alla valutazione dei processi di registrazione dei domini (RSEP)
La proposta al RSEP è stata pubblicata sulla pagina web relativa ed è disponibile qui. Al momento, gli accordi per la registrazione dell’estensione .BMW e.Mini richiedono che i nomi di paese e territorio siano contenuti in specifici elenchi riconosciuti a livello internazionale per essere cancellati dalle registrazioni o distribuiti agli operatori di registrazioni a tutti i livelli
Come richiesto dal RSEP, l’ICANN ha intrapreso una valutazione preliminare in merito alla proposta di RSEP perché potrebbe sollevare importanti questioni di concorrenza, di sicurezza o di stabilità.
La valutazione preliminare dell’ICANN afferma che la proposta non crea difficoltà in merito a concorrenza, di sicurezza o di stabilità.
Le modifiche proposte saranno inviate attraverso i commenti, potrebbero permettere la registrazione dei nomi di a dominio di un paese/ territorio a tutti i livelli per l’estensione .BMW e .Mini.
Per verificare e commentare in merito si può andare sul sito dell’ICANN a questo link

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