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Nella competizione politica negli USA sembrano aumentate le azioni di brand hi-jacking (dirottamento del brand). Nell’ultimo anno, molti candidati politici hanno usato i nomi a dominio come armi per le loro campagne di relazioni pubbliche. Ad esempio la campagna di Carly Fiorina (ex CEO di HP) per le presidenziali statunitensi è stata ostacolata dalla mancata registrazione di alcuni nomi a dominio che sono risultati essere rilevanti per la sua campagna. Il risultato? Un altro partito ha acquistato e registrato il nome a dominio per postare deliberatamente commenti dispregiativi sul passato di Carly Fiorina, in particolare sul suo ruolo nel licenziamento di circa 30.000 impiegati della Hewlett Packard.
Negli attacchi ai brand personali, il legislatore dello stato della Louisiana Steve Carter è stato una delle vittime più recenti. In seguito ad un mancato rinnovo del dominio stevecarterla.com, il rivale di Carter – Robert Cipriano- ha acquistato il dominio e ne ha trasferito i diritti ad un partito senza nome. Al momento attuale, i visitatori del sito stevecarterla.com sarebbero colpiti dal leggere i contenuti postati che, sostanzialmente, criticano ogni decisione e azione politica o legislativa presa da Carter durante la sua carica. Il contenuto del sito, decisamente poco lusinghiero, lo accusa di aver aumentato le tasse, di aver speso in modo avventato i fondi pubblici e di aver giocato un ruolo importante nella dismissione del sistema scolastico statale della Louisiana. In sostanza, quindi , il sito rappresenta un attacco vero e proprio al brand personale di Carter.
I casi di Carly Fiorina e Steve Carter non sono certo unici. Gli asset digitali (nomi a dominio, profili sui social media, etc…) sono sempre di più usati come strumenti per danneggiare o diffamare la presenza politica degli avversari. Di contro, Donald Trump ha registrato 300 nuovi domini solo questa settimana, in aggiunta al suo già mastodontico portfolio domini esistente.

Cosa può imparare un brand da questi ‘errori digitali’?

Entrambi i casi riportati dimostrano quanto sia importante rafforzare il portfolio nomi a dominio perché nel mondo digitale di oggi sono un vero e proprio patrimonio. I brand, siano aziendali o personali, stanno diventando sempre più consapevoli della portata degli asset digitali, come i nomi a dominio, o di asset intangibili come la reputazione in rete. Questi asset detengono un potenziale positivo o negativo a seconda di come vengono usati. A conferma del fatto che preparare una strategia di protezione digitale del brand non è mai stato così importante.

dotNice – esperti in digital brand protection
Per ulteriori informazioni si può scrivere a: brandprotection-italy@dotnice.com

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